Chiese,  Storia

La Chiesa della Madonna del Porto (Chiesa dell’Assunta)

Costruita dai pisani nell’XI secolo, rimane a testimoniare il vecchio abitato del porto, presumibilmente abbandonato perché reso insicuro dalle incursioni saracene. Sotto la chiesa si trovano le fondazioni dell’antica villa romana, primo insediamento umano sull’isola. In essa è custodita la statua lignea della Vergine che ogni anno, il 15 agosto, viene trasportata, con una solenne processione, fino alla chiesa di San Nicola. L’interno è decorato da diversi ex voto lasciati dai capraiesi soprattutto nella prima metà del XX secolo.

Gli ex voto hanno sempre riscosso interesse e curiosità, nella gente comune come negli studiosi, e soprattutto quelli di carattere marinaro possiedono una particolare fascinazione e drammaticità: vi è raffigurata la furia degli elementi scatenati, il pericolo e il terrore, l’ansia di sfuggire al nemico o a pirati muniti di più veloci legni. Protagonista è l’uomo, deciso a difendersi e a sopravvivere, con le sue impari forze, in un elemento ostile. L’ex voto marinaro è allora una promessa, un voto, appunto: il bisogno di testimoniare la propria fiducia in entità soprannaturali.

Fonte: Per grazia ricevuta. Sacro e profano negli ex voto marinari, Cesenatico, Museo della Marineria, 2003

A Capraia nella chiesa della Madonna del Porto sono conservati alcuni pregevoli esemplari di questa arte ottocentesca.  

Essa fu parzialmente distrutta dal corsaro Dragut nel 1540 e quindi per alcuni anni, durante la costruzione della Fortezza, fu utilizzata come magazzino. Una decina d’anni dopo, con il contributo di Genova, i Capraiesi restaurarono la chiesa.
Nel 1620 i Capraiesi decidono di eseguire dei lavori per migliorare la chiesa, chiamata la Madonna di Capraia, alla quale sono molto devote anche le genti di passaggio e i naviganti.


Il 2 maggio la Comunità si riunisce in assemblea, alla presenza di Vincenzo Botto, Commissario e Capitano di Capraia, e dei Padri del Comune, davanti al corpo di guardia della Fortezza. Durante l’assemblea 52 capifamiglia sottoscrivono l’impegno a pagare ciascuno una somma variabile tra le due e le venticinque Lire, per un totale di Lire 98. Il giorno 11 maggio, in una successiva assemblea, altri sei capifamiglia si impegnano a versare, al raccolto, un contributo in zucche di vino, per un valore pari a Lire 27. IL Cancelliere del presidio redige la lista dei sottoscrittori e del loro singolo impegno. Il 15 maggio parte da Capraia, con il suo liuto, Giovanni Sussone, uno dei Padri del Comune, nominato procuratore della Comunità, per portare a Genova la lista dei sottoscrittori e la seguente supplica:

“Avendo noi uomini di Capraia molta devozione a questa Madonna del Porto, abbiamo raccolto delle elemosine dai passeggeri e barcaroli di passaggio. Poichè vogliamo che la chiesa della Madonna sia ben mantenuta, avendo già fabbricato un portico ed altre cose per il decoro di detta chiesa, essendo ora la nostra comunità formata da molte persone, avendo un solo prete, la maggior parte di noi ha deciso di costruire un campanile e delle stanze, nelle quali possa abitare qualche altro religioso, frate o prete, come più piacerà alle Signorie Vostre. Io Giovanni Sussone, a nome di tutti gli uomini della lista allegata, Vi supplico di prestare i denari che i sottoscrittori, al momento poverissimi, si sono impegnati a ripagare entro cinque anni,  in modo che si possa finire il suddetto campanile secondo quanto esposto dal Sig. Commissario.”

Il Commissario affida al Sussone una sua lettera, indirizzata al Magistrato di Corsica a Genova nella quale fa presente che, con  i soldi raccolti dai Massari, i Capraiesi vogliono costruire un portico attaccato alla facciata della chiesa per maggior comodità dei Governatori di Corsica che vengono a visitare l’isola e per il ristoro delle persone di passaggio. I Capraiesi hanno già iniziato, con molta fatica, la costruzione di un muro attorno alla chiesa, alto 6 palmi e lungo 260, che quasi la circonda tutta, ed altri lavori all’interno che la rendono di maggior devozione e le danno maggior lustro. Il Commissario, in accordo con i Massari, chiede quindi il permesso di costruire, vicino al coro della chiesa, un campanile alto 60 palmi, comprese le fondamenta, con le mura spesse 3 palmi. Alla base sono previste delle stanze lunghe e larghe 18 palmi ed alte 12. Le stanze serviranno una per sacrestia, due per due sacerdoti ed una quarta per un laico; sopra le stanze vi sarà il sito per le campane. Essendo ormai la popolazione dell’isola di 322 anime, un solo prete non è più sufficiente, poichè trovandosi l’isola in mezzo al mare possono accadere molte cose, tali da impedire la celebrazione del culto divino. Il campanile completerà la chiesa e sarà un grande acquisto per l’isola e permetterà di mostrare i miracoli fatti dalla Madonna. Il Commissario non vuole iniziare la costruzione del campanile senza espressa autorizzazione del Magistrato, ai quali suggerisce anche che vengano destinati a Capraia dei religiosi e che sul campanile venga posto uno stemma della Serenissima Repubblica di Genova, per evitare che il Vescovo di Massa Marittima possa rivendicare dei diritti ecclesiastici su detta chiesa. Il Commissario, inoltre, raccomanda al Magistrato di esaudire le preghiere di Giovanni Sussone in modo che si possa quanto prima dare inizio alla costruzione del campanile.
Il 10 giugno 1620 ritorna da Genova Giovanni Sussone portando la brutta notizia che il Magistrato ha negato il permesso di costruire il campanile. Subito il Commissario  ordina di sospendere i lavori.  
A seguito del veto di Genova per la costruzione del campanile, i Capraiesi probabilmente decidono di costruire un campanile di dimensioni ridotte, come risulta da un disegno del 1722 dove si vede la chiesa con un portico ed un piccolo campanile. 
Il portico e il muro che circondava la chiesa furono probabilmente abbattuti nel XVIII secolo quando fu realizzata la nuova strada che dal porto passava davanti alla chiesa, attraversava il vado, per poi, con tre rampe, salire verso San Leonardo.



Testo di Roberto Moresco

Nota: Il palmo è pari a metri 0,248. La zucca è un’unità di misura del vino, che deve il suo nome al fatto che, per piccoli usi, il vino veniva tenuto nelle zucche vuote ed essicate. Il Magistrato di Corsica, organo della Repubblica di Genova, gestiva gli affari relativi al “Regno di Corsica e dell’Isola di Capraia”.
Queste notizie e il disegno provengono da alcune lettere del fondo Corsica dell’Archivio di Stato di Genova.