Capraia

La migrazione a Capraia

Centro Ornitologico Toscano

Benedetta Bianchi, Elisa Pietribiasi, Cosimo Andreuccetti, Alessandro Canci, Francesco Carpita, Cosimo Gabbani, Giorgio Paesani.

(in copertina Venturone Corso, tutte le foto sono di Cosimo Andreuccetti)

Appena il tempo di sbarcare e subito ci siamo resi conto che stavamo andando incontro a giornate ricche di avvistamenti. Nei vasi da fiori degli esercizi commerciali lungo la darsena, letteralmente tra i piedi della gente, saltellava disperata una Magnanina sarda (Sylvia sarda). Talmente sfinita da non riuscire neanche a spiccare il volo. Per fortuna ha rapidamente guadagnato il folto di una pianta ed è sparita.

L’incipit era chiaro. La migrazione a Capraia stava mettendo in scena il suo spettacolo potente, multicolore, vario, interessante, curioso ma anche duro e talvolta drammatico.

Quello che segue è un breve resoconto delle osservazioni fatte nelle giornate dal 22 al 25 aprile da noi ornitologi e appassionati, la maggior parte collaboratori del Centro Ornitologico Toscano. Quello che segue è il nostro modo di vivere Capraia.

La pioggia, specialmente quella notturna, costringe i migratori a fermarsi prima di inzupparsi il piumaggio e cadere inesorabilmente. Per questo un’isola rappresenta per loro l’unica possibilità di salvezza e le isole, specie le più piccole e le più lontane dalla costa in primavera si riempiono di uccelli. Ma basta una notte stellata che i piccoli migratori si mettono in viaggio e l’isola si sveglia più immobile e meno colorata di prima. In attesa che la notte successiva porti nuovi migratori e lo spettacolo continui. In questo senso Capraia non fa eccezione, anzi, è il prototipo della piccola isola salvavita per i migratori. Motivo in più per conservarla e proteggerla.

Siamo arrivati sull’isola alla spicciolata a partire dal venerdì. Col passare delle ore e col susseguirsi dei cambiamenti delle condizioni meteo abbiamo potuto assistere al più classico degli spettacoli inscenati dalla primavera mediterranea. Camminando col binocolo al collo basta fermarsi un attimo e i cespugli intorno quasi “sputano” fuori i loro ospiti: i luì di almeno quattro specie diverse esplorano ogni foglia, spesso con brevi voletti sur place alla maniera dei colibrì. I pettirossi, tra gli ultimi ospiti invernali ancora rimasti a Capraia, saltellano per terra o volano rapidamente tra un cespuglio e l’altro, il lampo bianco e nero del volo di un maschio di Balia nera ne annuncia la presenza. In vista su rametti isolati ma anche su sassi o muretti i codirossi comuni cercano insetti pronti a lanciarsi facendo esplodere il rosso della coda. I prati intorno all’Elibase invece sono presidiati da decine di pispole, culbianchi, stiaccini e codirossi spazzacamini. In queste situazioni il “birdwatcher” si arma di pazienza e li controlla tutti, uno ad uno, così saltano fuori le pispole golarossa (dirette all’estremo nord del mondo), i prispoloni, le cutrettole multicolori di diverse sottospecie, le calandrelle, piccole allodole confidenti. Voletti e chiacchiericci si zittiscono al passaggio del Falco pellegrino che pattuglia i confini tra terra e mare in attesa di un migratore stanco. Il falco ha pazienza, sa che è solo questione di tempo. Nella piazza del paese una dozzina di capinere si contendono i datteri caduti dalla palma, sperando di trovarne di rotti o di schiacciati. Il tutto mentre verso raschiato della Sterpazzolina di Moltoni rotola dappertutto.

E spulciando sono arrivate le osservazioni particolarmente interessanti. Un maschio di Passera sarda ha lungamente pascolato insieme ai cardellini all’alba di sabato. Una Quaglia ci è volata tra i piedi, una Rondine rossiccia ha fatto compagnia ad una Rondine montana sui cieli del paese.

La notte tra sabato e domenica è arrivato un massiccio contingente di bellissime Balie dal collare. Piccoli passeriformi bianchi e neri che devono il loro nome al collare bianco sfoggiato dai maschi. Ogni vallicchio era presidiato da un guardiano bianco e nero mentre tutto intorno ai primissimi gruccioni si accompagnavano gruppetti di lucherini (ricordo dell’inverno che fu), fanelli spennellati di rosso e tanti venturoni corsi specialmente nei prati intorno all’ovile.

Alla foce del Vado del porto, come spesso avviene, una Nitticora stanca cercava di riprendersi mangiando pescetti, invisibile nella sua immobilità nonostante il piumaggio bianco, nero e grigio e l’occhio rosso fiammeggiante appena offuscato dalla debolezza.

A pochi metri da lei si nascondeva la vera “star” di questo nostro breve soggiorno di osservazione: una Schiribilla grigiata, minuscolo rallide che si muove come un topo tra la vegetazione. Una autentica rarità, mai vista prima da quasi tutti noi.

Mentre la guardavamo e la fotografavamo, un Coniglio selvatico ci osservava perplesso. Accanto a lui un Fringuello maschio dal piumaggio splendente ma dalla muscolatura ormai compromessa dallo sfinimento ci ricordava che la migrazione, la Natura, in fondo questo pianeta sono una bellissima rappresentazione dove vita e morte sono le uniche protagoniste in un palcoscenico pieno di comparse.

Balia dal Collare
Calandrella
Coniglio selvatico
Cutrettola
Nitticora
Sterpazzolina di Montoni