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Gita al Trattoio

Di Libera Capezzone

Gita al Trattoio

Dal paese alla punta del Trattoio è un percorso mediamente impegnativo ma fattibile a tappe, si parte prendendo la strada vicinale del Semaforo e si sale fino al bivio del Trattoio.

I primi giorni di Febbraio decido con un piccolo gruppo di amici di mettermi in cammino  per raggiungere questa parte dell’isola, tra di noi c’è che non ha molta esperienza di sentieri e chi invece va a camminare quasi tutti i giorni, per questo teniamo un passo medio, impiegando circa quattro ore tra andata e ritorno con inclusa una piacevole pausa pranzo di circa mezz’ora.

Quando cammino nell’isola mi piace farlo moltissimo da sola mettendo in fila i pensieri con i passi davanti a me e mi concentro su poche ed essenziali cose, diverso è camminare in compagnia, ma devo ammettere che con le persone giuste l’esperienza è altrettanto intensa, questa volta il gruppo è davvero in sintonia ed iniziamo di buon passo il nostro sentiero.

La prima pendenza della strada vicinale del Semaforo toglie letteralmente il fiato a chi non è abituato a camminare, le grandi pietre utilizzate per costruirla non aiutano il passo, specialmente se umide, i piedi scivolano facilmente, ma la vista del paese dall’alto e i passaggi coperti da fitti rami di corbezzolo ripagano di ogni fatica, basta proseguire con cautela senza mai distogliere lo sguardo.

Già a Febbraio i cespugli di rosmarino sono in fiore e tra i massi riusciamo addirittura a scorgere qualche primo timido fiore di elicriso, un vento caldo trasporta fino a noi gli odori inequivocabili di quest’isola che tutti assieme formano un’essenza quasi balsamica, capace di penetrare profondamente il respiro.

Peccato non ci sia nessuna possibilità di distillare il profumo di Capraia; godere della sua essenza presuppone l’esperienza completa, ovvero la volontà di prendere il traghetto da Livorno lasciandosi alle spalle il grande porto, farsi una lunga navigazione, arrivare, decidere il percorso, mettersi in cammino senza farsi spaventare dalle pendenze o dai sentieri troppo ripidi e alla fine, abbandonarsi all’isola.

La strada ci conduce al monte Arpagna fino al luogo chiamato “Semaforo” questo altro non è che un antico semaforo marittimo non più in uso affacciato sul canale di Corsica.

La costruzione risale ai primi anni del secolo scorso, venne costruito dalla Marina Militare per controllare il traffico su questo tratto di mare, mentre nel 1914 venne costruito l’osservatorio metereologico rimasto attivo fino a dopo la seconda guerra mondiale, oggi ridotto ad uno scheletro di ferro collocato in uno dei punti più panoramici dell’isola.

La strada del Trattoio, formata da spessi gradoni in pietra ricoperti di muschio, conduce fino al faro della costa occidentale collocato sull’estremità della punta, un tempo illuminato a gas, oggi invece sostituito con un moderno faro a traliccio.

Qui la discesa si fa piuttosto impegnativa, la pendenza è marcata e non possiamo non pensare che la stessa strada ci toccherà in salita, una fitta boscaglia di corbezzolo e stipa serra entrambi i lati ma siamo esaltati dalla vista che si fa intuire tra la macchia con squarci di blu e azzurro intenso, una volta arrivati in punta poi si scorgono chiari l’isolotto della Peraiola, Il monte Le Penne, la punta del Fondo…

Proprio sotto al faro ci fermiamo per mangiare qualcosa e bere un po’ d’acqua, nonostante il vento si sta piuttosto bene e ci divertiamo come davanti ad un film a guardare i gabbiani che fanno acrobazie nel vuoto davanti a noi.

Dopo circa mezz’ora decidiamo di riprendere la strada del ritorno e mentre risaliamo noto che in questo punto dell’isola  il rosmarino ha una tonalità di viola particolare, più chiara, quasi grigia, che staglia in maniera evidente dal colore giallastro della roccia.

Camminando spesso ho notato che ogni zona dell’isola ha le sue piante, il rosmarino che cresce allo Zenobito non è lo stesso che cresce al Dattero, come la sfumatura dei fiori di erica o del corbezzolo.

Dipende dal vento, dal sole, dal tipo di minerali presenti nella terra, dal giorno e dalle stagioni.

Viene da immaginare l’Isola come un’entità complessa, sempre nuova e rinnovata nonostante le sue ridotte dimensioni e alla sua vegetazione che a prima vista può apparire sempre la stessa.

Non posso non pensare che così dovrebbe essere ogni esperienza d’amore che si vive, sempre uguale e diversa ogni giorno, qualcosa che cambia per rigenerare il nostro quotidiano.

Questo mi insegna l’Isola con la sua aspra sincerità e faccio mio l’insegnamento mentre, ormai di ritorno, imbocco la strada della mia amata casa capraiese, qualcuno ha già acceso le luci e proprio sopra il mio portone una finestra illuminata come una quiete accesa, fa la sua comparsa insieme alle prime luci della notte.